Immagina il tuo cervello come un bosco, fitto di alberi. Alla tua nascita ne aveva un'enormità , tutti appena piantati, privi di rami e foglie, però pronti a germogliare e crescere maestosamente. Con il passare del tempo, il bosco è straordinariamente cresciuto. E' divenuto più o meno folto, ricco e bello, proporzionalmente al numero di conoscenze da te acquisite. Finché un bel giorno, senza nessun precedente segnale d'allarme e nel silenzio più assoluto, il tuo bosco inizia lentamente ad ingrigirsi (la chiamano vecchiaia). Sempre più cellule muoiono e di conseguenza parte dei rami si spezzano, altri rinsecchiscono e le foglie secche cadono finché gli alberi muoiono. Quando te ne rendi conto però è tardi. Il processo del decadimento cognitivo è già in atto. Eppure evitarlo o limitarlo è possibile.
La soluzione la troviamo esposta nel meraviglioso libro "L'età della mente",del Prof. Giulio Maira (vedi suo CV), Neurochirurgo di fama mondiale, un libro non solo da leggere, ma da divorare. Un testo pieno di consigli pratici che possono aiutarti a ridurre il rischio di malattie come l'Alzheimer e ad attivare il cervello, sviluppando maggiormente la memoria e sfruttandone a fondo creatività e logica. Mia fonte d'ispirazione per la scrittura di questo breve post ma soprattutto di riflessioni profonde legate allo "stile di vita" professionale di molti manager, e il loro impatto sui risultati delle aziende per cui lavorano.
Allenare il cervello, così come i tuoi comportamenti passati ed attuali e lo stile di vita che conduci sono le chiavi per "rinfoltire il tuo bosco". Allenarlo significa renderlo più forte, per questo motivo quanto più duro è l'allenamento meglio è.
Come? In conversazioni, nell'esposizione di idee e concetti, nell'ascoltare attivamente il prossimo, nel riflettere, nel ragionare, nello studio e soprattutto nel dar sfogo alla creatività e dedicarsi alla lettura. Tutte attività che impongono al cervello un lavoro concreto.
Cosa centra questo con il business?
La prima volta che ascoltai il Prof. Maira, ero in auto. La sua metafora del bosco catturò completamente la mia attenzione. Al termine una vocina dentro di me mi sussurrò: " Toc toc, sveglia Stefano! Il ciclo che vive il bosco nella testa di un uomo, lo vive anche il business". Riflettendoci, mi resi subito conto che aveva ragione da vendere e ti spiego subito il perché.
Appena inserito nel mondo del lavoro hai un'enormità di alberelli frutto delle conoscenze scolastiche acquisite. Tutti appena piantati, privi di rami e foglie, però pronti a germogliare e crescere maestosamente. Con il passare del tempo, il tuo bosco è straordinariamente cresciuto. E' divenuto più o meno folto, ricco e bello, proporzionalmente al numero di esperienze professionali vissute e dalla carriera fatta. Finché un bel giorno, senza nessun precedente segnale d'allarme e nel silenzio più assoluto, il tuo bosco inizia lentamente ad ingrigirsi (la chiamano la fase del "mi sento arrivato"). Sempre più cellule muoiono e di conseguenza parte dei rami si spezzano, altri rinsecchiscono e le foglie secche cadono finché gli alberi muoiono. Ma non te ne rendi conto, perché pensi di sapere tutto. Non hai più voglia di sbatterti per apprendere. Finché un bel giorno qualcuno in azienda ti presenta il conto e ti informa che il tuo processo di decadimento professionale è giunto all'arrivo. Non servi più! Eppure evitarlo o limitarlo è possibile.
L'apprendimento continuo ( in Milanese moderno Continuous learning ), è la soluzione. Acquisire nuove conoscenze, sistematicamente, significa "rinfoltire il bosco" del tuo cervello al punto tale da garantirti sia una riserva cognitiva importante per la qualità della tua vita privata in futuro, ma soprattutto dare valore a quella professionale.
D'altronde le aziende sono fatte di persone e la differenza tra quelle di successo e quelle no, dipende proprio dal livello di densità del bosco nella testa delle proprie persone.
Pensaci! perché se sei arrivato fino a questa riga, stai già allenando il tuo cervello. Ben fatto!
ST
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